Ritornare a Scicli, dopo tanti anni, e recuperare con sorpresa il ricordo di una Pasticceria storica
Quando si ritorna
Quando si ritorna, dopo tanti anni, capita di guardare con occhi nuovi quello che ci circonda. Tutto sembra cambiato, ma certi quartieri della città appaiono ancora identici. E allora mi fermo, come stordito, davanti a un ricordo: è un attimo, un profumo, il suono che fa il tacco della scarpa in certi vicoli.
La notte è fresca. Sotto i lampioni gialli, tra via Mazzini e via Fiumillo c’è un edificio rosa incastonato nella stradina Marconi. Ha una struttura semplice, con qualcosa di grazioso. Quelli della mia generazione non dimenticano il profumo di quel luogo, specialmente la domenica mattina, quando brulicava, prima di pranzo, di gente allegra.
Il profumo di certi dolci
Che gioia per l’olfatto quella via. Ancora adesso – in una notte incantevole – i muri sembrano imbevuti di rhum. Forse gli anni Settanta – mi viene da pensare – ebbero qui i sapori sorprendenti che generavano Pippo e Carlo: quelli della testa di turco e quello di una crema pasticciera gialla che faceva parlare di sé, come fosse una bella donna. Quei capolavori allietavano le tavole imbandite delle domeniche, quando le cucine avevano i frigoriferi Ariston laccati di bianco e la Cinquecento nuova era parcheggiata sotto il balcone di casa.
Non solo un palazzo
Nessuno, prima della Pasticceria Pippo e Carlo, si era accorto del piccolo Palazzo. Ci andavo dopo la messa della domenica, con mio padre, con addosso i vestiti e le scarpe della festa che, dopo cinque o sei mesi, prima che il piede diventasse grande, passavano alla categoria delle scarpe di tutti i giorni. Altri tempi: allora i dolci si mangiavano, forse, una volta la settimana.
La pasticceria ieri
Un grande successo per la Pasticceria Pippo e Carlo, che, a ben pensare, è una firma. Sembrava dire: godetevi serenamente questa testa di turco, ve la garantiamo noi. Ma probabilmente quei colori e i profumi emozionavano, tanto che il ricordo riverbera ancora in qualche parte della memoria collettiva.
Pippo – inutile dirlo – veniva dalla gavetta e, assieme a Carlo, rientrato apposta dalla Svizzera, apriva nel 1971 a Scicli quella che fu davvero la prima pasticceria della città, forte della sua formazione e del titolo di maestro nell’arte pasticciera. Ecco perché da allora il palazzo rosa di via Marconi fu associato al piacere che suscitava la testa di turco piena di crema. Fino ai nostri giorni, mi sembra. Sento ancora qualcuno chiamare quell’edificio Il Palazzo di Pippo e Carlo.
La Pasticceria Basile
Vado, di tanto in tanto, a trovare i due figli di Pippo, in Viale I Maggio. Davide ha ereditato la maestria del padre, ma è attento ai gusti del presente. Mariagrazia è proiettata nel futuro, senza mai dimenticare quanto ha ricevuto in dono. Davide mi racconta la sua passione, mi parla dei luoghi in cui prende gli ingredienti. Probabilmente vado perché certe fragranze che si sprigionano dal suo laboratorio mi riportano a quegli anni, esattamente lì, in Via Marconi, sotto il Palazzo di Pippo e Carlo.